... dal Piper a Whighfield passando per Milano interview |
by Gianni Bragante
Per diversi anni è stato uno dei dj più in voga dei locali di Milano che si chiamavano Nephenta, Charly Max e Privè. Ma il vero salto di qualità lo compie quando si trasferisce nella capitale per prendere possesso della consolle di uno dei locali simbolo di quegli anni in Italia, il mitico Piper. Bel periodo quello, vero Dario? Bei ricordi è stato proprio in quegli anni che conobbi, proprio al Piper, il mio socio Alvaro Ugolini, insieme al quale cominciò, esattamente nel 1981, la mia avventura nel mondo della discografia .Quello fu l'anno in cui fondammo la Energy Productions. Anche se Anche se? Anche se a dire la verità il tutto cominciò un anno prima con la collaborazione con Ivana Spagna (che all'epoca cantava solo in inglese) e Larry Pignagnoli. Li conobbi in discoteca dove suonavano dal vivo con il loro gruppo, gli Opera Madre. Da lì cominciarono una serie di produzioni con loro: la prima in assoluto fu "Take Me To The Top" degli Advance, seguita da Fun Fun (quelli di Happy Station e Color My Love). Gli arrangiamenti di Advance furono curati dal mitico Davide Romani e le chitarre da Paolo Gianolio (oggi arrangiatore e turnista con Baglioni), entrambi facenti parte del mitico gruppo dei Change. Il progetto Fun Fun, curato da Ivana e Larry, raggiunse le vette delle classifiche di mezzo mondo, aggiudicandosi numerosi dischi d'oro e di platino. Certo è che tu (ed Alvaro) siete stati fra i primi in assoluto a produrre quella che veniva chiamata la "Italo Disco". Come continua la storia? Dopo un primo decennio costellato di successi, intorno agli anni 90 pubblicammo cose come "Your Love Is Crazy" di Albertino feat. David Sion, Secchi feat. Orlando Johnson con "I Say Yeah" e Robin S. con "Show Me Love", solo per fare qualche nome e qualche titolo. Vennero poi i successi mondiali di Whighfield e Ann Lee, che contribuirono non poco a rendere prestigioso il nostro palmarès dei dischi d'oro e di platino Altro particolare importante: nel 1990 nasce la "d:vision", la storica (e definirla così non è certo un eufemismo) etichetta House del gruppo Energy. E' qui che stampiamo i dischi House che più ci piacciono, licenziandoli dalle più importanti labels del mondo. Con queste premesse e con quello che attualmente state facendo, secondo te che ruolo occupa tra le indipendenti la tua etichetta? In questo momento credo che la Energy occupi una posizione di primo piano nel panorama della labels indipendenti italiane ed europee in generale, anche e soprattutto grazie al lavoro dei nostri musicisti, produttori e artisti. Di soddisfazioni in tanti anni ne hai certo conseguite tante. Ce n'è qualcuna che pensi ti abbia gratificato interiormente? Penso che una tra le soddisfazioni più grandi sia stata quella di aver lavorato (e di continuare a farlo) gomito a gomito con alcuni musicisti che stimo molto. Ma detto tra noi, la dance è davvero la musica che ti piace di più ascoltare? Beh, la House è certamente tra le mie favorite e la dance in generale la ascolto quasi per dovere. Comunque a me piace sentire tutto, ascolto con grande passione e curiosità. Le mie radici infatti partono dalla musica classica per arrivare al rock, al jazz, alla musica black, alla new age, fino alla ambient e alla chill out. A proposito, saprai che da 5/6 anni abbiamo anche un'etichetta che si muove molto bene proprio tra questi due generi. Sto parlando della "Cool d:vision". Consiglieresti a qualcuno che magari ci sta leggendo, di provare a fare il produttore o comunque di lavorare in questo ambiente? Perché no? L'importante però è avere uno spiccato talento artistico. Senza quello è impossibile ottenere risultati. La fortuna in questo mestiere c'entra poco. Dario Raimondi, discografico di successo, si sente una persona arrivata? Una persona con la strada solo in discesa? Assolutamente no. Le difficoltà non finiscono mai, anche quando credi di averle superate tutte. E questo mi capita tutti i giorni, ancora adesso. La discografia passa per essere un ambiente dove la falsità e l'ipocrisia delle persone hanno un peso notevole. Cosa pensi al riguardo? Tu conosci un ambiente dove le due cose che hai menzionato non esistono? Dimmi qual'é, che ci vado subito Tu che rapporti hai per esempio con i tuoi colleghi di settore? Con i discografici intendi? Buoni, non ho problemi con nessuno. Del resto la mia filosofia è vivi e lascia vivere. Come mai, e questo è un tasto dolente, in Italia di dischi se ne vendono così pochi rispetto agli altri paesi? Personalmente, credo sia una questione di cultura e di mentalità, ma anche di prezzo e di scarsa qualità dei prodotti in commercio. Sono troppi i dischi che si potevano evitare E allora a tuo parere, che momento sta vivendo in generale tutta l'industria del disco? Stiamo vivendo una specie
di rivoluzione tecnologica, con tutti i problemi che ne
conseguono. I mercati sono in flessione del 30 e, in alcuni
casi, del 40 per cento, mentre tutti si aspettano in tempi
brevi un aiuto proprio dalla tecnologia per tutelare la
musica, gli autori e tutto il settore. Sono convinto che da
parte nostra, ci si debba impegnare a fondo per rivedere
alcuni modelli di business, inventandone altri, se vorremo
sopravvivere. |
advanced technologic sound magazine 2001 issue
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