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by L'ARGONAUTA "Non ho mai avuto tra le
mani una macchina digitale moderna che mi desse questo
controllo diretto di tutte le sue funzioni sotto le mie dita
e non sotto menu'. E questo ci dice, di conseguenza, che
questa macchina e' la migliore soluzione che mi viene in
mente per un utilizzo creativo del sintetizzatore dal
vivo" Generazione del
suono tramite DSP a modelli fisici, struttura a due
oscillatori piu' sub-oscillatore, con la caratteristica
interessante che ciascun oscillatore puo' generare
contemporaneamente tre onde diverse (sega, quadra con
ampiezza, e triangolare), miscelabili tra di loro con
cursori, e non solamente una delle tre. Questo porta alla
possibilita' di avere un singolo suono formato da ben SEI
forme d'onda in parallelo, con risultati decisamente
"super". Facendo l'escursione tra tutti i suoni della casa, purtroppo non molto eccitanti, si trova il solito vecchio gruppo di bassi acidi, ranocchie tipo TB-303, archi Oberheim, solisti Minimoog, arpeggi Korg, e i loro cugini e parenti in visita per le feste. La macchina riproduce abbastanza fedelmente l'atmosfera sonica dei primi anni '80, quando il digitale stava cominciando ad invadere il mondo della sintesi, e non credo che nessuno potrebbe dire, ad occhi chiusi, che a suonare non sia, ad esempio, un Prophet 5 o un JX-8P invece che il nostro OB-12. Nonostante la noiosissima selezione di suoni anni '70 e '80 che oramai sono stati usati fino alla morte e non se ne puo' piu', si sente chiaramente che la pasta sonora non si squaglia usando i filtri con decisione, e neppure si sgrana mandando in distorsione il segnale in uscita. I bassi sono decenti (forse programmando piu' in profondita' e liberando le frequenze basse da intromissioni di filtri ed effetti si potrebbero gonfiare un po' meglio), gli alti sono lisci e senza troppi strilli, i medi sono sotto il diretto controllo dell'equalizzatore che li riempie o li svuota a comando. Un po' corta invece l'estensione degli inviluppi del filtro e dell'amplificatore, dove l'attacco massimo non supera i due o tre secondi, mentre sarebbe piu' interessante poter avere piu' tempo a disposizione per l'apertura di un suono. Nel muovermi tra le varie schermate (automaticamente, dato che il display segue ogni mossa che viene fatta sui comandi del pannello) si nota solamente un po' di ritardo tra una banca di memoria e l'altra, un po' come avviene sul Korg Z-1; pero' il sistema operativo si rivela veloce in tutte le altre funzioni, con cambi di schermo rapidi e precisi e inserimenti di funzioni senza ritardi. Ad ogni modo l'impressione principale che questa macchina ci da' non e' relativa al suono, ma piuttosto alla sua notevole, anzi, unica, interattivita' con il musicista. Non ho mai avuto tra le mani una macchina digitale moderna che mi desse tutto questo controllo diretto di tutte le sue funzioni sotto le mie dita e non sotto menu. E questo ci dice, di conseguenza, che questo synth e' la migliore soluzione che mi viene in mente per un utilizzo creativo dello strumento dal vivo. A proposito di questo, vorrei ricordare a tutti coloro che in questo momento hanno pensato "ma che me ne frega a me di suonare dal vivo, io i synth li uso in studio", le parole che mi disse un collega americano col quale suonavo anni addietro: "Se non sei in grado di replicare dal vivo quello che componi in studio, non puoi definirti un musicista. Non sei un musicista. Sei un bibliotecario. La musica e' spettacolo, e' comunicare qualcosa al pubblico, e tu devi essere in grado di presentare quello che fai di persona, e nella maniera piu' eccitante possibile". Detto questo, passiamo alla fase della prova del nove, alla quale pochi pensano quando provano un synth: andiamo a vedere come si adattano i suoni dell'OB 12 all'interno di un pezzo musicale, invece che ascoltarli da soli. Infatti, molti degli overtones che si creano attorno a un suono, la sua forma e timbrica e altre particolarita' come delay ed effetti, vengono facilmente "mangiate" dalle frequenze che gli stanno intorno, e quello che rimane udibile e' in fondo tutto cio' che l'ascoltatore sentira' del suono da voi minuziosamente creato. L'OB 12 si e' comportato in maniera signorile su una base techno/trance che avevo a disposizione in quel momento. I suoi effetti sono risultati chiari, udibili ma non molto predominanti. Ho fatto solamente fatica a tirare fuori il riverbero per farlo sentire chiaro e "bagnatissimo". La pasta sonora e' rimasta inalterata nel complesso. Un po' peggio si e' comportato su una base funky-hip hop, dove non sembrava a suo agio. Col distorsore e senza troppi strascichi di release migliorava, tuttavia. Su una base di tipo Kraftwerk generata da una Quasimidi Sirius, l'Oberheim si e' comportato benissimo, anche perche' la sua immediatezza di controllo ed espressione mi ha permesso di ristrutturare il suono in un tempo brevissimo per riadattarlo allo stile del pezzo, senza neanche andare a cercare in un'altra banca di memoria. Sugli archi non sono rimasto molto impressionato, piu' che altro per la corta escursione degli inviuppi ADSR, che non mi hanno permesso di avere dei suoni lunghi ed estesi come avrei voluto. Invece le parti soliste tipo "Shine on, you crazy diamond", cioe' Moog monofonico morbido, con delay lungo, riescono perfettamente e rapidamente. - Pasta sonora
piu' che soddisfacente - Suoni della
casa vecchi e senza vita ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- ::::::::::: CONCLUSIONI ::::::::::: La macchina in questione
e' un eccellente synth di stampo poliedrico, con un prezzo
decisamente inferiore alla concorrenza, che offre un
eccezionale controllo in tempo reale di tutte le sue
funzioni e timbriche; e' sicuramente adatto molto di piu' a
chi suona dal vivo in maniera creativa che non a chi rimane
in studio a programmare. Tanto per intenderci, non va visto
come una fonte di suoni virtual-analogici. Ci sono altre
macchine sul mercato che in molto meno spazio vi danno piu'
suoni, piu' polifonia e multitimbricita' dell'OB 12. Ma non
ci viene in mente nessuna macchina, ne' vecchia ne' nuova,
che abbia un cosi' vasto arsenale di manopole, cursori,
bottoni e controlli, ed il cui uso risulti cosi' chiaro,
senza segreti e immediatamente utilizzabile anche da un
principiante, pur offrendo sonorita', caratteristiche e
funzioni decisamente professionali. Ci sarebbe piaciuto
avere un vocoder, qualche mezza dozzina di note di polifonia
in piu', magari una wavetable a disposizione, minori
dimensioni e minore peso. Un synth per tutti, tranne per chi
non ha spazio e per i super-pignoli. |
advanced technologic sound magazine 200 1
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